Tomba I

 

E’, fra quelle attualmente visibili, una delle tombe più orientali del gruppo principale ubicato sul pianoro di Sa Figu, assieme alla tomba XI, di cui affiorano solo poche tracce. La tomba, essendo una delle più evidenti, doveva sicuramente far parte del primo gruppo segnalato da Ercole Contu nel 1961, ed è certo da identificare con la “Tomba I” che allora venne scavata assieme alla Tomba III.  

            La Tomba I faceva parte della preesistente necropoli a domus de janas, ed è l’unica che presumibilmente sia rimasta tale, anche se permane tuttora qualche fondato dubbio. E’ scavata in un affioramento calcareo relativamente isolato, che non presenta un fronte di roccia sufficientemente ampio per realizzarvi l’esedra semicircolare: se questa fosse stata presente, magari costruita interamente con ortostati, oggi non ne rimane la benché minima traccia. D’altro canto, l’estrema rovina dell’anticella, ed una profonda lesione della roccia con conseguente smottamento di parte dell’ipogeo stesso, fanno ritenere che già nell’Età del Bronzo si dovette rinunciare al suo riuso. A favore della tesi di una sua ristrutturazione come tomba a prospetto architettonico (ed in quel caso, l’attuale degrado sarebbe iniziato posteriormente) depone, tuttavia, il fatto che l’interno della tomba sia stato ampliato in modo da ricavare un unico ambiente di forma irregolare polilobata, frutto dell’unione delle varie cellette dopo la demolizione delle pareti divisorie: è questa la sistemazione tipica di una domus de janas riutilizzata come tomba a prospetto, ben nota in quasi tutti gli altri contesti, con pochissime eccezioni. Vi è anche da rimarcare il fatto che il piano pavimentale di roccia, nell’area antistante la tomba, presenti una lievissima incisione semicircolare, appena rilevata dal suolo: non certo una vera e propria “esedra” scavata nella roccia, ma quanto meno la linea guida per collocare degli ortostati, con la relativa stele in posizione centrale.  

In origine, la domus de janas contava almeno cinque celle; scomparso ormai il portello d’ingresso con l’intera parete frontale, l’anticella è completamente aperta e priva del soffitto, ad eccezione di un tratto residuo verso il fondo. Aveva una planimetria quasi circolare, di m 1,52 x 1,40 x m 1,10 di altezza. Nella parete destra è presente un motivo inciso costituito da almeno tre pannelli verticali (larghi m 0,24 al massimo), marginati lateralmente da lesene ed alla base da una doppia fascia o zoccolo (ciascuna banda, alta m 0,18). Lo schema doveva presumibilmente ripetersi nella parete sinistra, ma a causa dell’estremo degrado non ne rimane più alcuna traccia. Le partiture architettoniche raffigurate dalle incisioni si inquadrano abbastanza agevolmente nell’esplicita simbologia legata al concetto della riproduzione, all’interno del sepolcro, dell’aspetto della casa dei vivi, in una sorta di continuità ideale fra la vita terrena e quella dell’al di là. In questo caso, tuttavia, l’astrazione rispetto al modello reale che si voleva imitare è decisamente maggiore ed inconsueta se paragonata ad altre tombe con elementi analoghi, in cui lesene, zoccoli e fregi sono documentati con particolare realismo e senso delle proporzioni. Arduo e forse superfluo è quindi il tentativo di interpretare i tre pannelli verticali o il duplice zoccolo come elementi di un particolare tipo di struttura edilizia; probabilmente, in questo caso è più significativa la simbologia numerica degli elementi iterati.

Dall’anticella, un portello con rincassi (m 0,55 x 0,68 x 0,20 di spessore), ormai rovinato, introduceva nella cella principale, in origine di pianta all’incirca rettangolare (m 1 x 1,56 x 0,84 di altezza), sulla quale si affacciavano probabilmente tre cellette disposte in uno schema cruciforme, servite da altrettanti portelli oggi scomparsi, così come scomparse sono le pareti divisorie, delle quali residua soltanto l’imposta di base di quella sul lato destro. Delle tre cellette, ormai ampliate e fuse in un unico ambiente, quella a sinistra, semiellittica, misura m 1,88 di larghezza, m 0,70 profondità e m 0,80 di altezza; vi si aprivano due nicchie sopraelevate semiellitiche, rispettivamente di m 0,82x0,24 e m 0,70x0,30: nell’ipotesi di un riutilizzo della domus come tomba a prospetto architettonico, la loro realizzazione potrebbe bene essere ascritta a questa fase, in cui l’uso di piccole nicchie sopraelevate, basse ed ampie e con ingresso indistinto, è notevolmente diffuso.

            Nella parete di fondo del vano principale, si apriva una cella di pianta subellittica, di m 1,40 x 0,80 x 0,96 di altezza; vi si accede tramite un’apertura abbastanza regolarizzata (m 0,90 x 0,90), frutto dell’ampliamento dell’originario portello. A destra del vano di disimpegno, si apriva l’ultima cella, anch’essa ellittica, di m 1,70 x 1,00 x 0,80 di altezza.

 

(da P. MELIS, La necropoli ipogeica di “Sa Figu” – Ittiri (Sassari), in AA.VV., Studi in onore di Ercole Contu, Università di Sassari, Facoltà di Lettere e Filosofia, EDES/TAS, Sassari 2003, pp. 97-123)

 

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