Tomba II

 

La Tomba II è una ex ”domus de janas” ristrutturata come tomba a prospetto architettonico; si apre praticamente accanto alla Tomba III, e a 25 metri dalla Tomba IV. La denominazione di “Tomba II” si deve a Ercole Contu, che non ne parla esplicitamente nel 1961 ma la descrive con esattezza nel 1978 sebbene, a discapito della sua numerazione, lo stesso Autore la definisca “sinora non segnalata e non esplorata”; lascia anche perplessi la sua collocazione topografica fra la tomba III e la tomba IV, per cui non è escluso che la denominazione sia il frutto di un refuso tipografico nel testo del 1978: Tomba II in luogo di Tomba VI. Per pura comodità, seguiteremo ad indicarla come “Tomba II”. La tomba è stata fatta oggetto di due campagne di scavi nel 2001 e nel 2002.  

 

La Tomba II all'inizio della seconda campagna di scavi

Il precedente ipogeo neolitico era composto in origine da una piccola anticella e da una cella principale su cui probabilmente si affacciavano altri due ambienti minori, a sinistra e sulla parete di fondo. Il portello originario della tomba, aperto su una bassa parete calcarea, ha luce rettangolare (m 0,60 x 0,45), con uno spessore di soli m 0,15: fatto dovuto all’ulteriore lavorazione della fronte di roccia, in seguito al riutilizzo dell’ipogeo. L’anticella è di pianta ellittica (m 1,00 x 0,75 x 0,80 di altezza), ed è ancora sostanzialmente integra; non così gli altri tre vani successivi, fusi in un unico ambiente. Si possono ipotizzare le seguenti dimensioni originarie delle tre celle: vano di disimpegno, m 2,20 x 2,30; celletta a sinistra, m 1,80 x 0,90; cella al fondo, m 1,55 x 1,25.  

La Tomba II nel corso della seconda campagna di scavi 

 

La tomba, nel sua fase di riuso nel Bronzo Medio, oltre alle modifiche della planimetria interna (abbattimento delle pareti divisorie fra il vano principale e i due minori, mentre l’anticella venne risparmiata), venne interessata soprattutto dalle trasformazioni all’esterno, con l’aggiunta di un’esedra semicircolare davanti all’ingresso (ampiezza oltre 6 metri, freccia circa m 2,00). L’esedra venne realizzata lavorando preventivamente la bassa parete di roccia in forma semicircolare, ed addossandovi delle lastre ortostatiche, separate dalla roccia da un’intercapedine di terra e pietre; alla base venne realizzato il consueto sedile di pietre. Al centro dell’esedra, in asse con il portello dell’ipogeo e distanziata da esso, venne eretta una stele centinata, forse in origine bilitica (come nell’attigua Tomba III), di cui residuano ancora in situ due spezzoni della base rettangolare: il maggiore, a destra, di m 1,00 x 0,40, con cornice in rilievo di m 0,30 di spessore; il minore, a sinistra, di m 0,65 x 0,40, anch’esso con tracce della cornice in rilievo. Fra i due spezzoni, il portello d’ingresso scolpito nella lastra, attualmente privo della parte superiore, largo m 0,52, curiosamente in posizione decentrata rispetto alla base della stele; sorge legittimo il sospetto che l’apertura sia stata praticata quando la lastra della stele era già stata collocata in situ, e la sua posizione decentrata sia quindi dovuta alla necessità di allinearlo con il retrostante portello dell’originaria domus de janas.  

Il tumulo realizzato al di sopra della Tomba II

 

Al di sopra della bancata di roccia, non essendovi uno spessore sufficiente per scolpire la riproduzione del tumulo allungato delle tombe di giganti (una caratteristica costante di queste tombe ipogeiche a prospetto architettonico), lo si realizzò con ortostati e pietrame di riempimento, esattamente come nelle coeve tombe di giganti subaeree. Di essa residua solamente il tratto terminale, soprattutto nel lato orientale, mentre manca del tutto la parte anteriore che andava ad impostarsi sull’esedra; se ne può tuttavia calcolare la lunghezza complessiva, dall’abside alla stele, che è di circa m 10,40, mentre la larghezza passa da m 2,80 al fondo, ad oltre 4 metri nel tratto anteriore.  

Annesso alla tomba era anche un ossario, ricavato in una grotticella naturale sottostante l’ipogeo, ed al quale si accedeva da un angusto pozzetto artificiale scavato nel pavimento dell’ambiente di fondo, notevolmente ribassato rispetto agli altri. Anche questa sistemazione dovrebbe datarsi all’epoca del riuso nel Bronzo medio, o forse meglio ad un utilizzo ancora posteriore, nel Bronzo Recente-Finale o meglio ancora nella Prima Età del Ferro.  

Ciotola carenata dall'interno della Tomba II

 

(da P. MELIS, La necropoli ipogeica di “Sa Figu” – Ittiri (Sassari), in AA.VV., Studi in onore di Ercole Contu, Università di Sassari, Facoltà di Lettere e Filosofia, EDES/TAS, Sassari 2003, pp. 97-123)

 

Ritorna alla HomePage

1