Tomba IV

 

La Tomba IV è sicuramente la più importante e monumentale della necropoli; si tratta di un ipogeo scavato ex novo nell’Età del Bronzo, con grande impegno e non poche difficoltà tecniche, come vedremo meglio analizzandone le caratteristiche architettoniche.  

 

            Già Ercole Contu notava, nella prima segnalazione del 1961, la presenza dell’imponente “tumulo” riservato nella roccia, che costituisce la caratteristica più evidente di questo monumento; in quell’occasione, non si ritenne tuttavia di affrontarne lo scavo. Nel catalogo della Castaldi, del 1975, si ha la pubblicazione della prima planimetria e di una vista prospettica; quest’ultima, peraltro poco verosimile, verrà ripresa, sebbene leggermente rielaborata, da Moravetti e Lo Schiavo. Si deve a Ercole Contu la pubblicazione, nel 1978, di una ricostruzione ideale molto più rispondente alla realtà del monumento, soprattutto per quanto riguarda l’ampiezza dell’ala sinistra dell’esedra. Anche questa tomba, come la Tomba II, è stata fatta oggetto delle campagne di scavi del 2001 e 2002; l’esplorazione, in questo caso, può dirsi completata.  

  

La tomba presenta gli elementi degli ipogei a prospetto architettonico scolpiti sulla fronte: l’esedra semicircolare con al centro la stele bipartita nel consueto schema costituito dal riquadro inferiore sormontato dalla lunetta semicircolare. La stele, larga m 3,20 e alta in origine altrettanto, presenta i due elementi fortemente incassati: si conserva parzialmente soltanto il riquadro inferiore, dell’inusitato spessore di m 0,50 sul lato sinistro e m 0,35 su quello destro; la lunetta superiore è invece completamente rovinata, mentre il listello che spartiva i due elementi è crollato a terra davanti al portello. Tre fori, assai rovinati, sono ricavati sulla parte superiore del prospetto centinato; hanno forma troncoconica e misurano, da sinistra a destra: cm 30x23x23, cm 15x20x25, cm 20x25x25.  

L’elemento forse più caratteristico della tomba, è tuttavia costituito dal tumulo risparmiato sulla bancata di roccia (costituito da un corpo trapezoidale di m 8,80 di lunghezza, m 2,80 di larghezza massima alla fronte e m 2,00 di larghezza minima al fondo, m 1,50-1,30 di altezza) ad imitazione della copertura esterna del corpo di una tomba di giganti subaerea. L’eccezionalità consiste nel fatto che, generalmente, nelle tombe a prospetto scavate su parete di roccia, tale riproduzione è appena accennata o al massimo realizzata per pochi metri; i questo caso, vi è l’intento di una riproduzione il più realistica possibile anche nelle dimensioni. Probabilmente, anche la parte terminale del tumulo, che oggi si presenta tronca, doveva invece essere absidata, secondo il modello canonico della tomba di giganti.  

Il portello d’ingresso alla camera, orientato a NNE, ha forma rettangolare con evidenti tracce di ampliamento, sebbene non particolarmente significativo, al punto che le dimensioni non dovrebbero differire molto da quelle originarie (m 0,60 x 0,60); lo spessore è notevole (m 0,70), come è consueto in queste tombe ipogeiche a prospetto architettonico. La camera funeraria, di forma pressoché circolare, con i suoi 6 metri di diametro è la più grande fra tutte le tombe ipogeiche a prospetto architettonico oggi conosciute nell’Isola (circa novanta); il soffitto è a calotta ribassata, o “a forno”, e a dispetto della sua vastità, la cella è piuttosto bassa, non raggiungendo i due metri di altezza se non nella parte centrale.  

Lo scavo della tomba, come già anticipato, dovette procedere con difficoltà, nella caparbia determinazione di voler realizzare un sepolcro che si distinguesse dagli altri, e che alle altre tombe (almeno quelle del gruppo principale) guardasse, in una posizione di dominio topografico; per fare questo, la facciata venne esposta a Nord-Est, mentre le altre tombe guardano a Nord e a Nord-Ovest, seguendo il profilo della bassa parete di roccia. La scelta di non sfruttare l’esistente fronte di roccia, procedendo invece ortogonalmente ad esso ed addentrandosi nel banco calcareo, comportò la necessità di un’enorme escavazione, non soltanto per ottenere una parete di altezza sufficiente, ma soprattutto per realizzare l’ampia esedra cerimoniale. E fu proprio quest’ultima a fare le spese di un progetto forse superiore alle capacità tecniche di chi lo aveva concepito; lo scavo, infatti finì per interrompersi prima che fosse realizzata l’ala sinistra, che non esiste affatto; l’esedra, infatti, si presenta attualmente con una planimetria anomala, con l’ala destra ampia e falcata e quella sinistra che curva bruscamente quasi a chiudere lo spazio antistante.

P. Melis, Nuovi scavi nella necropoli ipogeica di Sa Figu (Ittiri-Sassari): la Tomba IV,  in "IpoTESI di Preistoria", vol. 3, 2010/1,  pp. 27-73


  

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